Multifunzionalità in agricoltura

Multifunzionalità in agricoltura

Necessità  che diviene opportunità
Da sempre l’agricoltura ha giocato un ruolo predominante nello sviluppo delle aree rurali sia dal punto di vista economico che da quello territoriale e paesaggistico. Tuttavia a tutt’oggi il ruolo del’agricoltura e’ in discussione. Nonostante l’agricoltura rimanga in molte zone un’importante attività economica e un importante fattore di benessere e impiego, il suo ruolo dominante nell’economia rurale e’ in declino. 

La tradizionale funzione produttiva ricoperta dal settore nell’approvvigionamento di beni alimentari limita la possibilità di sviluppo dell’agricoltura. Infatti questa funzione può essere assolta compiutamente da un numero limitato di aziende, quelle più produttive ed efficienti, marginalizzando ulteriormente la parte più numerosa delle aziende precarie e dei relativi addetti. Inoltre le produzioni alimentari di massa sono disponibili sul mercato globale in grande quantità e a prezzi molto concorrenziali. 

Allo stesso tempo ci sono segnali che indicano nuove aspettative verso il mondo agricolo da parte della collettività.
Oltre alla funzione primaria di  produzione alimentare, viene richiesto alle aziende agricole di operare nell’ambito  del sociale, del tempo libero, della didattica, della salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio, della gestione e controllo delle acque, ecc.
La ragione di ciò sta nel fatto che da un lato l’agricoltura continua ad essere il maggiore utilizzatore del territorio (più del 50% dell’intera UE), dall’altro le zone agricole si stanno trasformando da zone produttiva a zone di consumo che necessitano di sviluppare funzioni sociali, ricreative e gestionali. 

La multifunzionalità permette di unire l’agricoltura post-moderna con le nuove richieste della collettività, aggiungendo alla produzione di cibo e fibre un ampio range di servizi, senza assolutamente implicare l’abbandono dell’agricoltura “produttiva” ma, al contrario, ricercando  una soluzione di compromesso efficiente tra gli obiettivi strettamente produttivi e quelli sociali ed ambientali.

Un passo indietro. L’orientamento della PAC e Agenda 2000
Si cominciò a parlare di multifunzionalità negli anni ottanta, durante le fasi di riforma della PAC in cui fu abbandonata la politica di sostegno dei prezzi, che aveva generato delle scorte eccessive soprattutto di cereali, soia e latte in polvere attuando delle contromisure che consentissero di limitare l’agricoltura intensiva a favore di un’agricoltura più sostenibile, a tutto vantaggio del rispetto per l’ambiente.

Il termine venne poi esplicitato meglio nel 1992 durante il Summit di Rio, allo scopo di rispondere alle preoccupazioni inerenti al cambiamento dell’agricoltura e delle aree rurali. 

Ma è nel 1999, con Agenda 2000, che viene riconosciuto all’agricoltura, oltre alla funzione produttiva, il contributo nella conservazione del paesaggio, nella protezione dell’ambientale, della qualità e della sicurezza dei prodotti alimentari e del benessere degli animali, gettando le basi per lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile e concorrenziale.  (Agenda 2000 e’ un pacchetto di riforme della PAC approvate nel 1999 e relative al periodo 2000 – 2006 all’interno del quale sono state introdotte diverse novità in materia agro – ambientale ed in cui viene definita, per la prima volta, una politica relativa allo sviluppo rurale).

La riforma Fischer del 2003 deriva dalla revisione a medio termine dei contenuti di Agenda 2000. Con tale riforma l’aiuto compensativo , dapprima impostato sull’ettaro coltivato, va a beneficio diretto del produttore, diventando un diritto nominativo e liberando lo stesso dal vincolo della produzione di determinate coltivazioni, lasciandogli la possibilità di scegliere quella più conveniente sul mercato.

Parallelamente sono stati introdotti degli aiuti per favorire la cosiddetta riforestazione con impianti di siepi o piante in montagna, ma anche in pianura.

Dunque chi ha saputo cogliere le nuove opportunità che venivano prospettate a livello comunitario e nazionale ha iniziato ad affiancare alla produzione agricola tradizionale altre attività, dall’agriturismo, alla trasformazione di prodotti in azienda (formaggi, salumi, conserve vegetali, ecc), alla creazione di spacci aziendali, alla partecipazione ai mercati locali, ecc. 


Definizione di multifunzionalità
La Commissione agricoltura dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico definisce la multifunzionalità’ in agricoltura nel modo seguente:

“Oltre alla sua funzione primaria di produrre cibo e fibre, l’agricoltura puo’ anche disegnare il paesaggio, proteggere l’ambiente e il territorio e conservare la biodiversita’, gestire in maniera sostenibile le risorse, contribuire alla sopravvivenza socio-economica delle aree rurali, garantire la sicurezza alimentare.  Quando l’agricoltura aggiunge al suo ruolo primario una o più di queste funzioni può essere definita multifunzionale.”

La multifunzionalità non deve essere quindi confusa con due termini correlati ad essa ma sostanzialmente diversi quali “diversificazione” e “multisettorialità” Possiamo intendere la multifunzionalità come la possibilità che una stessa attività abbia due o più sbocchi (prodotti), mentre per diversificazione si intende che differenti attività economiche, come ad esempio la produzione alimentare e il turismo, si combinano all’interno della stessa unità gestionale (azienda agricola). Per multisettorialità  invece si intende che una persona o un gruppo di persone (agricoltori o imprenditori rurali) sono occupati in differenti attività’, agricole e non agricole. Da una parte avremo aziende agricole specializzate con lavoratori occupati solamente nel settore agricolo, ma allo stesso tempo multifunzionali perchè l’attività agricola oltre alla produzione alimentare genera diversi benefit per la societa’. Dall’altra parte avremo aziende diversificate con persone occupate in diverse attivita’ e quindi multisettoriali, ma dove ogni attivita’ puo’ teoricamente essere considerata monofunzionale.


Un Decreto legge recepisce il nuovo ruolo dell’ agricoltura
 Il ruolo multifunzionale dell’agricoltura ha trovato riscontro, in Italia, nell’emanazione del decreto legislativo n. 228 del 18 maggio 2001 che, in attuazione della cosiddetta “legge di orientamento” dà una nuova configurazione giuridica e funzionale all’impresa agraria e definisce, per la prima volta sul piano normativo, il distretto rurale e il distretto agroalimentare: in sostanza, amplia lo spettro delle attività che possono definirsi agricole. 

Per il decreto le attività principali dell’impresa agraria sono “dirette alla cura e allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria a tale ciclo…che utilizzano o possono utilizzare il fondo, il bosco o le acque dolci, salmastre e marine” e quelle connesse “alla manipolazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione di prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dell’allevamento di animali, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizi mediante l’utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell’azienda… comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione e di ospitalità.”  

Il decreto inoltre precisa che “rientrano tra le attività agrituristiche,… ancorché svolte all’esterno dei beni fondiari nella disponibilità dell’impresa, l’organizzazione di attività ricreative, culturali e didattiche, di pratica sportiva, escursionistiche e di ippoturismo, finalizzate ad una migliore conoscenza e fruizione del territorio, nonché la degustazione dei prodotti aziendali, compresa la mescita del vino”. 

Nel recepire il concetto di agricoltura multifunzionale, la “legge di orientamento” delinea un’impresa agraria che, pur restando ancorata al settore agricolo, può realizzare attività che sconfinano nei settori industriale e/o terziario: l’impresa che gestisce un’azienda agraria multifunzionale può cessare di essere “mono-settoriale” e diventare “multi-settoriale”.

 
Il contesto socio economico e la riscoperta della dimensione “locale” 
La specializzazione produttiva ha portato ad aziende che per poter essere competitive hanno bisogno di far leva sulle cosiddette economie di scala, e quindi ampliare continuamente la base produttiva e la quantità ottenuta al fine di ridurre i costi di produzione.

La conseguenza è la presenza di aziende sempre più grandi in cui l’introduzione dell’innovazione deve condurre alla riduzione dei costi; ciò risulta tanto più evidente nelle aziende zootecniche in cui il passaggio dalla stabulazione fissa a quella libera ha portato senz’altro a notevoli miglioramenti produttivi in termini di benessere animale, ma soprattutto ha ridotto l’utilizzo di manodopera.

Tale evoluzione, che si è accompagnata negli anni a un notevole calo del numero delle aziende agricole e della superficie agricola utilizzata (Sau), soprattutto nelle aree montane del nostro Appennino, rende difficile il permanere di attività agricole in aree marginali, in quanto troppo onerose in relazione alle minori produzioni ottenute.

Ciò nonostante sono sorte delle realtà aziendali anche in questi territori, in controtendenza alla logica produttivistica, che hanno saputo cogliere le occasioni messe in atto dai nuovi orientamenti della PAC e dalla legislazione nazionale.

L’azienda agricola non e’  più soltanto produttrice di derrate alimentari, ma anche erogatrice di servizi ai singoli ed alla collettività. Questa è una delle indicazioni più significative della recente revisione di medio termine della politica agricola comunitaria. Parliamo quindi di un’azienda che contribuisce a proteggere l’ambiente ed il territorio, a valorizzare le produzioni tipiche e di qualità, ad elevare il potenziale turistico di una determinata area, ad accrescere lo sviluppo rurale.

È l’azienda agricola multifunzionale, quella che esercita l’agriturismo e vende direttamente i propri prodotti, ma non solo. È anche fattoria didattica, cura e mantiene il verde pubblico, riqualifica l’ambiente, gestisce le aree venatorie e la forestazione.

 Per semplificare il concetto possiamo suddividere le attività multifunzionali dell’azienda agricola in 4 settori:

  1. Il settore verde che include la gestione e la manutenzione del territorio dal punto di vista ambientale, paesaggistico e naturalistico, la conservazione della biodiversita’, la gestione sostenibile delle risorse.
  2. Il settore blu che prevede la gestione delle acque superficiale, la tutela della acque di falda, l’utilizzo dell’acqua come fonte di energia.
  3. Il settore giallo che racchiude le attivita’ che generano coesione e vitalita’ nelle comunita’ rurali, preservandone l’identita’ culturale e storica e favorendone lo sviluppo socioeconomico.
  4. Il settore bianco che garantisce cibo sicuro e di qualità.

La multifunzionalità e’ quindi un sistema agricolo diverso, maggiormente legato al territorio, che utilizza le risorse locali e cerca di costruire nuovi legami fra produttori e consumatori.


La domanda e l’offerta di servizi multifunzionali
Sono sempre di più le aziende che la praticano, trovando in questo modo un’integrazione al reddito che deriva dalle attività tradizionali. Essa infatti rappresenta una delle chiavi strategiche di valorizzazione e sviluppo del settore. Cerca infatti di tradurre queste funzioni in forme di remunerazione che consentano la sostenibilità economica del settore, attraverso la fornitura di servizi, inclusi quelli per i quali il pagamento diretto da parte della collettività tradizionalmente non avviene (es. alcuni servizi d’uso del territorio agricolo e forestale).

L’entità di questa richiesta di servizi è continuamente crescente. Le loro caratteristiche sono le più varie, in relazione al cambiamento del tenore di vita medio e ad una maggiore disponibilità di tempo libero per larghe fasce della popolazione. 

Purtroppo buona parte delle opportunità e sbocchi di fruizione ricreativa, educativa,  paesaggistica evolvono attualmente in modo disgiunto rispetto alla gestione in chiave produttiva delle risorse agricole; a volte in modo conflittuale se, per esempio, l’agricoltore si accorge in un secondo tempo che le scelte fatte nel settore no-food ostacolano o complicano l’attività produttiva o viceversa.

Le variabili di cui tener conto sono molte e non sempre l’imprenditore agricolo ha i mezzi ed è preparato a ricoprire nuovi ruoli e funzioni extra agricoli.  Ne consegue un’ offerta di servizi nettamente inferiore rispetto ad una domanda in costante crescita, con la conseguente perdita di possibilità di reddito da parte delle zone rurali.