Favino. Avvicendamento/Lavorazioni del terreno/Semina/Scelta varietale
Le leguminose
Favino (Vicia faba minor, Bek.)
Avvicendamento. Per la capacità azotofissatrice, a fine ciclo, la coltura lascia disponibili 40/50 unità di Azoto, per la facilità di degradazione dei residui colturali con buoni risultati in humus, avendo un rapporto C/N intorno a 25/30 e per la chiusura del ciclo intorno alla metà di giugno, quindi con molto tempo per la preparazione del successivo letto di semina, precede bene i cereali così come li può succedere come miglioratrice, non risentendo dell’eventuale competizione con i microrganismi del terreno per l’Azoto, anche dopo colture con paglie tenaci come il Sorgo. Come per tutte le colture, una rotazione molto stretta può creare problemi di abitabilità, soprattutto per il rischio di Orobanche che parassitizzano le radici.
Lavorazioni del terreno. In terreni particolarmente tenaci e con rischio di formazione di suole d’aratura, la prima lavorazione va effettuata con discissori, per favorire un corretto sviluppo radicale con conseguente buona nodulazione. Per le dimensioni del seme che assicurano contatto sufficiente col terreno anche in presenza di zollosità, un accurato affinamento del terreno non è sempre indispensabile. Importante, però, che l’affinamento, anche sommario raggiunga almeno i5/6 cm, profondità alla quale il seme va posto.
Semina. Per i climi ad inverno mite la semina è autunnale e va effettuata tra i primi di Ottobre al Nord e la prima quindicina di Novembre al centro Sud. Semine ritardate fino a Dicembre, si fanno in climi più caldi, per sfuggire a eventuali residui di siccità estiva che comprometterebbero la germinazione.
Le semine primaverili vanno effettuate entro la fine di Febbraio. Il peso di 1000 semi è molto variabile soprattutto in caso di ecotipi o riproduzione di seme aziendale come spesso accade per il Favino. L’obiettivo tecnico ottimale su cui impostare la semina è di 50-60 piante m2, che corrisponde a quantità comprese tra 160 e 220 kh/ha a seconda del seme. La quantità va aumentata proporzionalmente alla presenza di seme spezzato, facilmente ritrovabile soprattutto in caso di autoproduzione. Le quantità più basse sia in semina primaverile che in climi molto caldi e poco piovosi. L’obiettivo è quello di una densità tale che favorisca rapido ombreggiamento del terreno e l’emissione dei primi baccelli ad un altezza tale da limitare le perdite alla raccolta, che si ottiene con semine a righe distanti 20 – 25 cm, utilizzando la seminatrice da grano.
Va tenuto in debita considerazione che semine eccessivamente fitte indeboliscono la pianta esponendola al rischio di allettamento, mentre semine eccessivamente rade espongono maggiormente la pianta alla competizione con le infestanti. In alcune prove sperimentali sta dando risultati interessanti, la semina a file binate che consente un migliore controllo delle infestanti per la possibilità di interventi meccanici anche nelle prime fasi della coltura.
Non è rara la semina a spaio con imbuto centrifugo che però facilita la rottura del seme e, quindi, impone quantitativi maggiori. La profondità ottimale è tra i 4 ed i 6 cm, mentre semine più profonde, anche 10 cm, sembrano utili per sfuggire alla presenza di orobanche. In caso di erbai da sovescio la quantità di seme va aumentata leggermente se in purezza e limitata tra i 60 e i 120 Kg/Ha a seconda della/e coltura/e consociata/e.
Scelta Varietale. Anche in questo caso la selezione ed il miglioramento genetico sono molto poco curate ed il materiale che circola è spesso riconducibile a popolazioni derivanti dalle varietà più note quali il Vesuvio, Torrelama nero e bianco, Polo. Altre varietà presenti in Europa sono selezioni Francesi e Inglesi.
Vedi anche: Notizie generali
Fertilizzazione/Irrigazione/Controllo delle infestanti/Maturazione e raccolta

