Favino. Notizie generali

Le leguminose
Favino (Vicia faba minor, Bek.)
Notizie generali
Favino o fava piccola, i cui semi sono rotondeggianti e relativamente piccoli (1.000 semi pesano meno di 700 g) e s’impiegano per seminare erbai e sovesci (poiché fanno risparmiare seme, rispetto alle altre varietà) e anche come concentrati nell’alimentazione del bestiame.
Negli allevamenti biologici il Favino sarà destinato a fornire l’integrazione proteica della razione alimentare zootecnica, facendosi apprezzare per semplicità di coltivazione, limitate esigenze nutrizionali, bassi costi di investimento e facilità di inserimento in rotazione. Il Favino ha anche notevole importanza come pianta per sovesci da utilizzare in purezza o, meglio, consociata a Cereali (Orzo e Avena).
Il Favino può essere coltivato, su tutti i tipi di terreno, purché profondi e privi di ristagni. Nei terreni molto sciolti, può soffrire lil deficit idrico nella delicata fase di fioritura e granigione, essendo una coltura capace di consumare molta acqua. Per tale motivo semine primaverili in areali aridi possono risultare rischiose.
Si avvantaggia della presenza di S.O. e ha un vantaggio produttivo quando l’approvvigionamento in Azoto è garantito per 2/3 dall’azotofissazione e per 1/3 da quello minerale liberato dal suolo.
La fava germina con accettabile prontezza già con temperature del terreno intorno a 5 °C; in queste condizioni l’emergenza si ha in 15-20 giorni. E’ una coltura che ha limitata resistenza al freddo, caratteristica che ne esclude la coltivazione in areali caratterizzati da inverni con temperature molto basse, se non in coltura primaverile, dove però è surclassata da coltivazioni più redditizie. Nelle prime fasi vegetative ( stadio di 4-5 foglie), quando la fava ha il massimo di resistenza, gelate di –6 °C sono fatali alla maggior parte delle varietà; solo certi tipi di favino resistono fin verso i –15 °C.
Durante la fioritura la resistenza della fava al gelo è ancora minore. Inoltre, in questo stadio temperature medie piuttosto basse, anche se non fatali per la sopravvivenza della pianta, possono compromettere l’allegagione dei fiori. Durante la fioritura sono da temere anche alte temperature, che se superano i 25°C provocano la “colatura” dei fiori.
Dal punto di vista idrico, la fava è una forte consumatrice d’acqua e trova proprio nella deficienza idrica durante la fase di granigione il più importante fattore limitante delle rese, particolarmente nel caso di semine primaverili. La siccità provoca colatura dei fiori e la riduzione del numero dei semi per baccello e del peso di 1.000 semi.
La fava si adatta bene a terreni pesanti, argillosi, argillo-calcarei; rifugge da quelli sciolti e poveri di humus, organici, soggetti ai ristagni di acqua. Il pH che più conviene alla fava è quello subalcalino con un ottimale compreso tra 6,8 e 7,8; sensibilità elevata, invece, alla salinità.
Oltre al freddo e alla eccessiva siccità, il principale problema per la coltura è rappresentato dall’Orobanche speciosa; una fanerogama capace di parassitizzare le radici e di produrre una moltitudine di semi che riescono a mantenere capacità germinativa per 10 e più anni. Rotazioni strette ne sono la causa scatenante.
Vedi anche: Avvicendamento/Lavorazioni del terreno/Scelta varietale/Semina
Fertilizzazione/Irrigazione/Controllo delle infestanti/Maturazione e raccolta