Api o mais: è questo il dilemma?

  Mais o api: è questo il dilemma?

 Nel corso degli ultimi vent’anni gli apicoltori hanno denunciato gli effetti disastrosi su api e altri insetti utili per l’impollinazione causati dall’uso di semi di mais conciati, trattati con insetticidi molto tossici di nuova generazione che dovrebbero fermare l’attacco di alcuni parassiti.
Per molto tempo si è voluto negare che fra le multifattoriali cause (cambio climatico, parassiti ecc…) della moria di questi insetti fosse anche da annoverare, e come assai rilevante, quella del crescente uso di neonicotinoidi, nonostante si verificassero molteplici e diffusi fenomeni di spopolamento primaverile di interi apiari in vasti areali (l’intera pianura padana) in concomitanza con la semina del mais.

Nel 2008, in seguito alle denunce di apicoltori, associazioni, enti veterinari e di ricerca e delle Regioni italiane, è stata dimostrata con analisi e studi ufficiali, effettuati su numerosi campioni di api morte, la relazione tra la semina del mais e la moria e gli spopolamenti primaverili d’api.  

Dalle analisi delle Asl piemontesi ad esempio risultava che tutti i 24 campioni di api analizzati erano positivi ai neonicotinoidi.[1] 
Studi ancora più recenti hanno poi portato alla scoperta che i pesticidi si depositano anche nelle gocce d’acqua generate dall’essudazione prodotta dalle giovani piante di mais. Le analisi in questo caso hanno individuato quantità di neonicotinoidi pari a decine di milligrammi per litro (si consideri che in un campo di diecimila metri quadri sono sufficienti meno di cento grammi di principio attivo insetticida).[2] 

In considerazione di queste evidenze scientifiche, il 17 settembre 2008, il Ministero della Salute ha firmato la sospensione cautelativa dell’autorizzazione all’impiego di prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive neurotossiche (Clothianidin, Thiamethoxam, Imidacloprid, e Fipronil) utilizzate per la concia delle sementi.

Successivamente a questa decisione le multinazionali dell’agrochimica hanno presentato ricorso al Tar del Lazio e al Consiglio di Stato per ottenere il ritiro immediato del decreto di sospensione, che si è concluso con la conferma di quest’ultimo.
La sospensione ha portato risultati positivi: gli operatori del settore apistico hanno registrato una totale assenza del fenomeno di spopolamento primaverile degli alveari nelle regioni maidicole.

La campagna maidicola di quest’anno però ha avuto un andamento problematico sia per la forte piovosità primaverile  che ha comportato un ritardo nelle semine e sia per la crescente infestazione da Diabrotica in alcuni importanti areali di due, Lombardia e Piemonte,  delle cinque regioni vocate. Anche se mancano dati certi sulla diffusione territoriale e sulla conta dei danni provocati dalla Diabrotica alle colture,  in alcune zone del nostro Paese (ad esempio nel Veneto) si è dimostrato come la rotazione possa eradicare o mantenere sotto le soglie di danno il fitofago. 

L’approccio chimico, e in particolare l’uso della concia delle sementi con i neonicotinoidi, si è dimostrato incapace di contenere le popolazioni del coleottero nord americano. In Italia, infatti, la Diabrotica causa danni esclusivamente al mais in monosuccessione, e l’unica a soluzione per mantenere il potenziale produttivo del mais è la rotazione che non richiede l’uso di seme conciato per produrre una totale protezione da diabrotica. Un’equilibrata introduzione della rotazione in modo da mantenere sotto la soglia di danno le popolazioni oltre a mantenere il livello produttivo nei singoli appezzamenti può consentire il mantenimento della capacità produttiva nazionale ed evitare la necessità di trattamenti contro gli adulti.
 I concianti disponibili non forniscono una risposta adeguata in presenza  di significative infestazioni, mentre il loro uso, in presenza di infestazioni contenute, appare ingiustificato. [3]

Inoltre, risultati provenienti dalle sperimentazioni in campo, anche considerando aree con basse popolazioni di diabrotica o comunque appezzamenti in rotazione, dicono che la concia con insetticidi non incide in modo significativo sugli investimenti e sulle produzioni maidicole[4] , mentre sono ormai certi gli
effetti negativi che i neonicotinoidi hanno sulle api e sulle popolazioni di insetti utili.

Inoltre, in riferimento alla Diabrotica, andrebbe considerato quanto previsto dal Decreto di lotta alla Diabrotica del 21 agosto del 2001, stilato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) dove, a punto 1 dell’articolo 5 si afferma che all’interno della zona dichiarata focolaio il servizio fitosanitario competente impone l’adozione dei seguenti vincoli: … e) divieto di procedere al ristoppio del mais (divieto della successione del mais a se stesso).
Nonostante il decennale e crescente utilizzo di concianti, giunto al suo massimo proprio nella primavera 2008, l’andamento delle infestazioni di Diabrotica nel 2009 era già previsto dagli operatori. Basti riprendere quanto dichiarato dal Consorzio di Difesa delle Colture Intensive della Provincia di Brescia: … Le condizioni primaverili del 2008 hanno favorito la sopravvivenza delle uova e delle larve neonate. Si sono quindi sviluppate popolazioni larvali significative che hanno determinato allettamenti diffusi in tutta l’area Ovest della provincia e in alcune situazioni più isolate anche ad est e al centro. Le popolazioni di adulti sono state particolarmente significative e hanno fatto registrare forti crescite rispetto al 2007. Le prospettive per il 2009 appaiono dunque preoccupanti, soprattutto se si verificheranno nuovamente condizioni primaverili favorevoli all’insetto.[5]

Evidentemente l’individuazione sul territorio dei focolai di infezione da Diabrotica è stata carente; e dove anche la presenza di Diabrotica è stata accertata non sono state comunque adottate delle buone misure di contenimento, se non in alcune singole realtà provinciali o regionali.
Quindi, un approccio unidirezionale che privilegi solamente l’utilizzo della chimica, come mezzo di lotta ai parassiti del mais, è inefficace nel limitare la diffusione e i danni da Diabrotica. Proseguire su questa strada può solo comportare un devastante impatto ambientale. 
La grave situazione, sottolineano da più parti gli apicoltori che solidarizzano con i colleghi maiscoltori, merita una riflessione comune e approfondita per riuscire a costruire una diversa progettualità, innanzitutto per ri-orientare la produzione sostenibile del mais.

Per questo motivo si chiede che:

1)     Sia accertata l’effettiva percentuale dei danni conseguenti alla Diabrotica, nelle varie Regioni in cui il mais è coltivato.

2)     Sia finalmente e rigorosamente applicato da tutti i soggetti coinvolti (Servizi Fitosanitari, Associazioni Agricole, servizi di assistenza tecnica agricola e agricoltori) quanto previsto nelDecreto del 9 aprile 2009 relativo alle misure d’emergenza intese a prevenire la propagazione di Diabrotica Virgifera Virgifera Le Conte. 

3)     Non sia più consentita la monocoltura in successione di mais in tutte le zone focolaio e infestate.

4)     Sia reso pubblico l’esito del monitoraggio degli allevamenti apistici effettuato dalla Rete Apenet nella primavera 2009 che prevede anche, fra le varie iniziative di ricerca, il monitoraggio nelle aree maidicole dello sviluppo dei parassiti del mais e in particolare per l’anno in corso; e poi i dati siano rapportati ai dati delle stagioni precedenti.

5)     Sia trasformata la sospensione dei concianti neurotossici del mais in divieto definitivo, se l’esito del suddetto monitoraggio sugli allevamenti apistici riconfermerà il loro intollerabile effetto contaminante e tossico.

6)     Sia formalmente ribadito da tutti i servizi fitosanitari, come già fatto in Piemonte, il divieto di utilizzo di insetticidi su mais in fioritura e rigorosamente represso il loro eventuale impiego.


[1] Cfr. Regione Piemonte, dalle analisi si conferma: sono i concianti i killer delle api, Unaapi 17/07/2008

[2] Cfr. Moria di api: i pesticidi si nascondono nell’acqua delle piante, Il Velino 20/01/2009.

[3] Cfr. Diabrotica Virgifera Virgifera, Marco Boriani, Antonio Minnici – Realizzata con il contributo congiunto di Comunità Europea, Stato Italiano e Regione Lombardia nell’ambito del Piano  di Sviluppo Rurale 2000-2006.

 

[4] Cfr. Effetti sul mais della concia insetticida del seme.  Valutazione nel quadriennio 2003/2006, Lorenzo Furlan, Stefano Canzi Ruggero Toffoletto Andrea Di Bernardo – Dipartimento di agronomia ambientale e produzioni vegetali-entomologia – Università di Padova.

[5] Cfr. Diabrotica del mais – Consorzio di difesa delle colture intensive della Provincia di Brescia.