Il Pirodiserbo

LA GESTIONE DELLE ERBE SPONTANEE  IN AGRICOLTURA BIOLOGICA

Il pirodiserbo

Il principio su cui si basa il pirodiserbo è il cosiddetto shok termico determinato dal calore sprigionato dai bruciatori (70°C) la cui conseguenza diretta sulle infestanti è la distruzione delle membrane cellulari e la coagulazione delle proteine (lessatura).
La pianta passa da un colore verde tenero a verde scuro e infine dissecca.

Il pirodiserbo è una tecnica utilizzabiile nelle colture a file e con ortaggi con foglia non molto espansa per evitare scottature.

E’ importante intervenire al momento giusto sia per quanto riguarda sia la coltura che l’infestante:
– lo sviluppo di una coltura non è sempre uniforme e per stabilire il momento opportuno è bene tenere conto dello stadio di sviluppo medio presente sull’appezzamento
– quanto meno avanzato è lo stadio di sviluppo (plantule) delle infestanti tanto più efficace sarà il pirodiserbo. Le graminacee se trattate tardivamente possono ribuittare.

Eventuali irregolarità del suolo, deviando la fiamma, modificano l’efficacia del trattamento, come pure un eccesso di umidità attorno alle piante da trattare.

Ma il fattore che maggiormente condiziona l’efficacia del pirodiserbo è certamente lo stadio di sviluppo delle piante trattate. Quanto più tardivamente si effettua l’intervento tanto minore sarà la sua efficacia, per la maggior resistenza al calore dei tessuti della pianta “adulta”.
Su colture erbacee il pirodiserbo può essere utilizzato in pre semina o in pre emergenza sfruttando i diversi tempi di germinazione delle spontanee e della coltura. 

La possibilità di interventi in post emergenza è legata alla maggiore o minore sensibilità della coltura al calore e spesso è necessario l’utilizzare schermi di protezione.

Le attrezzature più diffuse, sono a fiamma libera, alimentate a GPL, meno diffusi gli apparecchi a infrarossi, microonde, elettrici o a generazione di vapore. 
Il materiale consiste in bombole a gas propano portate sia a zaino sia sul carrello o su inteialatura trainata dal trattore. Il numero di bombole e bruciatori dipende dal fronte di lavoro e dall’impiego cui è destinata l’attrezzatura.
Alcuni modelli di bruciatori sono muniti di speciali deflettori che hanno lo scopo di proteggere la coltura dall’azione della fiamma.

La scelta del bruciatore deve essere fatta in base ai criteri di applicazione pratica più che sulla base delle prestazioni dei bruciatori.

Possono essere a bombole rovesciate con bruciatori che producono una fiamma potente a temperatura elevata; a bombole ritte con bruciatori meno potenti adatti soprattutto al pirodiserbo localizzato; bruciatori a raggi infrarossi con fiamma che riscalda un elemento irradiante il quale trasmette calore alle piante (hanno una resa minore ma risentono meno del vento).

Si tratta comunque di una tecnica piuttosto costosa, specie se estesa all’intera superficie coltivata, per cui è consigliabile abbinarla ai tradizionali interventi meccanici.