Le razze caprine 2.

ALLEVAMENTO CAPRINO

Le razze caprine 2.

Accanto alle razze più diffuse in Lombardia e nel resto del paese  vale la pena ricordare molte altre razze (Alpina comune, capra di Roccaverano, Nera di Verzasca, Frisa della Valtellina, capra Orobica o della Valgerola, Bionda dell’Adamello, Cilentana grigia, fulva o nera, capra Jonica ecc…).


Alpina comune, non riconosciuta come vera e propria razza per la enorme variabilità di taglia e mantelli, però diffusa in tutto l’arco alpino occidentale, è riuscita adattarsi agli ambienti montani, sapendo garantire capretto e latte al pastore.


Una razza che vale la pena citare è anche la capra di Roccaverano, allevata nelle provincie di Asti e Cuneo, deriva quasi certamente dall’Alpina comune. Si è selezionata per l’adattabilità a pascoli e foraggi poveri, garantendo però un latte di alta qualità per la produzione della pregiata Robiola di Roccaverano, un formaggio misto DOP che per disciplinare ne deve contenere almeno il 50%.

Nelle Alpi e Prealpi lombarde troviamo la Frisa della Valtellina o Frontalasca e la Orobica o della Valgerola, capre rustiche adatte agli alpeggi montani. Garantiscono latte e carne per due prodotti tipici: il formaggio Bitto (che contiene da 5 al 10% di latte di capra) e il violino di capra, prosciutto di coscia stagionato, così denominato perché la tradizione vuole che per affettarlo lo si impugni come lo strumento musicale, appoggiandolo sulla spalla e utilizzando il coltello al posto dell’archetto.


Di sempre maggiore interesse è la Nera di Verzasca, originaria della Svizzera, viene oggi allevata soprattutto nelle provincie di Como e Varese, capra rustica adatta a pascoli poveri ma che è in grado di garantire un buon numero di capretti e ottime produzioni di latte per la produzione dell’unico formaggio italiano DOP al 100% di capra: la Formaggella del Luinese.

Una razza in via di estinzione degna di nota è anche la Bionda dell’Adamello, allevata soprattutto nella zona della Val Camonica (Bs), adatta ad un allevamento semiestensivo è un animale a duplice attitudine riuscendo a garantire un buon capretto e latte per la produzione di un altro prodotto tipico il Fatulì, della Valsaviore, un formaggio affumicato sostenuto da un presidio Slow Food.

In provincia di Salerno, troviamo la Cilentana Grigia, Fulva o Nera, capace di adattarsi rispettivamente a pascoli collinari di bassa, media o alta collina. Si nutre di erba, ma anche di arbusti e alberi bassi, per questo le viene riconosciuto il grande merito di essere un ottimo sistema naturale di prevenzione nei confronti degli incendi, vista l’ottima pulizia che opera nelle zone di pascolo. E’ una capra allevata per la produzione del capretto, ma il suo latte caratterizzato dall’aroma derivante dagli oli essenziali contenuti nelle essenze della macchia mediterranea, è utilizzato per la produzione del cacioricotta.

La capra Jonica è un animale allevato prevalentemente in Puglia per la produzione di latte anch’esso spesso trasformato in cacioricotta. Si adatta a tutte le tipologie di allevamento anche se la sua struttura gentile la rende più idonea per allevamenti semi intensivi.

L’allevamento di capre da fibra
Negli ultimi anni si sta sviluppando un nuovo indirizzo produttivo soprattutto al centro e nord Italia: l’allevamento di capre da fibra.
Le piccole realtà che sono sorte, allevano capre di razza cashmere o d’angora e stanno creando nel tempo una filiera di lavoro artigianale, che permette la commercializzazione diretta dei manufatti creati.


La capra cashmere è un animale più indicato all’allevamento estensivo, che si sa adattare a tutte le  situazioni di pascolo, non esige necessariamente una struttura per il suo ricovero, infatti spesso può bastare una semplice tettoia per il riparo. Oltre alla produzione di lana, fornisce annualmente anche un ottimo capretto.

La capra d’angora viene allevata per la produzione del mohair, preziosa fibra ottenuta dalle due tosature effettuate annualmente. E’ un animale docile e rispetto alla precedente piuttosto delicato, necessita infatti di una struttura dove potersi riparare soprattutto dopo la tosatura autunnale.

a cura di Marcello Volanti, veterinario esperto in zootecnia biologica